1998 – 2018: sono questi gli estremi di un
percorso relativamente breve ma ricco di
tappe.
Ricorre infatti proprio nel 2018 il ventesimo
anniversario dall’apertura del Forte Strino
a Vermiglio (TN), fortezza austro-ungarica
protagonista durante la Prima guerra
mondiale per quanto riguarda l’attività di
presidio e controllo della strada che portava
al Passo del Tonale, allora confine di stato.
4 e 5 giugno e dall’11 giugno al 02 luglio 14.00 – 18.00 dal 03 luglio al 04 settembre 10.00 – 12.30 / 14.00 – 18.30 dal 05 settembre al 25 settembre 14.00 - 18.00
Apertura serale dal 05 giugno al 25 settembre: ogni mercoledì a partire dalle 21.00 con visita guidata gratuita
Possibilità di aperture personalizzate per gruppi con visite guidate e per INFO contattando: 0463 758200 – 338 9062746
Ingresso a pagamento
Ritrovamento della slitta a traino
Nell’agosto 2016 sul ghiacciaio del Presena Orientale, degli escursionisti notavano emergere dal ghiaccio la porzione anteriore di un pattino in ferro, rivelatosi poi essere parte di una slitta militare austro-ungarica, danneggiata ma completa di tutte le sue parti (fig.1). La slitta veniva trattenuta dai custodi forestali e quindi consegnata al comune di Vermiglio. In seguito, essa veniva sottoposta a restauro conservativo da parte della ditta M.P.R. snc “Conservazione e restauro opere d’arte” su incarico e a cura dell’Ufficio beni archeologici della Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento.
Si tratta di una slitta a traino ambidirezionale, adibita al trasporto della mitragliatrice austriaca Schwarzlose 07-12 con treppiede e relative dotazioni (serbatoio di raffreddamento, blindatura e cassette di munizioni).
L’esemplare era privo del cassone in tavole di legno adibito al contenimento del carico. Alcune assi e altri elementi lignei recuperati insieme alla slitta sono risultati non pertinenti al reperto. Tali materiali erano assicurati alla slitta con legacci in filo di ferro e costituivano quindi l’ultimo carico trasportato, indice di un versatile utilizzo del veicolo per lo spostamento di attrezzatura in ambienti innevati. (fig.2)
Su entrambi i pattini risulta impresso nel legno il codice “H.SC.S. 16” riferibile alla fabbrica costruttrice, nel quale il numero sedici indica verosimilmente l’anno di fabbricazione. Potrebbe trattarsi di un’officina satellite della ditta H&C (Höchsmann&Cibulka AG) presente a Hussowitz/ Brünn, oggi Husovice/Brno, Repubblica Ceca, che forniva attrezzatura all’intendenza militare austro-ungarica fin dal 1912.
Tecnica costruttiva
Il manufatto si sviluppa in due precisi piani: l’inferiore formato dai due larghi pattini in faggio curvato a vapore, imperniati su ferri battuti a mano e quello superiore costituito da assi di quercia, di diverse misure e diverso spessore, unite a formare il supporto per la mitragliatrice. I due piani sono collegati da quattro supporti lignei verticali in legno di olmo, incastrati in fermi metallici che li ancorano al pattino e rafforzati da barre in ferro a 45 gradi per sopportare il peso del carico.
Le specie lignee utilizzate per la realizzazione della slitta sono state appositamente scelte, con ogni probabilità, in quanto adatte a tollerare alti tassi di umidità e condizioni atmosferiche rigide ed inoltre particolarmente adeguate a sostenere carichi importanti. Le analisi per l’individuazione delle specie lignee sono state condotte dal CNR Ivalsa di S.Michele all’Adige (Trento).
Il legno di quercia caducifoglia (Quercus Petraea) ha un’elevata densità, è di facile lavorazione e di lunga durata. Caratterizzato da buona elasticità, ottima resistenza a compressione assiale e alle sollecitazioni esterne, all’invecchiamento, ai parassiti vegetali e alle muffe.
Il legno di olmo (Ulmus) ha una densità minore rispetto al legno di quercia pur presentando ottime caratteristiche meccaniche in fatto di resistenza a compressione e flessione statica.
Anche il legno di faggio (Fagus Sylvatica) resiste in modo eccellente alle sollecitazioni esterne ed è tenace e compatto anche se sensibile alle variazioni di temperatura. La sua attitudine a flettersi, se trattato col vapore, e la capacità di conservare nel tempo le deformazioni imposte in maniera artificiale ne permettono l’impiego dove siano necessari profili curvilinei. Sia il legno di quercia che quello di faggio sono tradizionalmente utilizzati per la costruzione di slitte agricole. (fig.3 e 4)
Foto n.1 slitta al momento del ritrovamento
foto n. 2 prima del restauro
foto n. 3 e 4 dopo il restauro
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Il Forte Strino
Il forte appartiene alla prima generazione di opere
costruite nel 1860-61 ai confini occidentali del
Trentino, aventi per lo più il carattere di sbarramento
stradale (Strassensperren) a guardia delle vie di
comunicazione. Al Forte Strino venne assegnato il
compito di controllo del transito lungo la moderna
carrozzabile Milano-Vienna, aperta proprio in quegli
anni.
Costruito su un’altura a 1538 m di quota, il forte si
adatta topograficamente ad essa con la sua forma
semicircolare, che accompagna dall’alto l’ampia
curva che compie la strada del Tonale presso il
ponte sul Rio Strino. La struttura, a due piani, è in
spessa muratura di pietrame e malta, rivestita da
un paramento in granito lavorato con cura da abili
scalpellini, come provano i tratti che ancora si conservano.
Per chi viene dal Tonale ha l’aspetto di un
blocco cilindrico compatto, come una bassa torre
di guardia. Chi invece accede dal lato opposto noterà
l’ingresso principale, caratterizzato da tre archi
in muratura preceduti da un fossato, indice della
continuità nel tempo di certi archetipi difensivi e
segno emblematico delle concezioni strategiche
antiquate che stavano alla base della costruzione
dell’opera.
Consapevole della vulnerabilità del Forte Strino,
il sistema fortificato del Tonale
alla fine del secolo lo Stato maggiore austriaco
ne decise l’ammodernamento, nel quadro del generale
potenziamento delle difese del confine del
Tonale. Vennero pertanto rifatti i fori cannonieri per
adeguarli all’introduzione di quattro nuovi pezzi di
artiglieria e il ripido tetto in legno fu sostituito da
uno più resistente in calcestruzzo, con postazioni
per fucilieri e mitragliatrici. Per difenderne il fianco
sinistro nel 1898-1900 venne costruito poco a valle
il Forte Velon, al quale fu collegato nel 1906 con
una scalinata coperta. Come gli altri forti, era attrezzato
per una completa autosufficienza: generatore
di corrente, infermeria, loculi per la sepoltura
provvisoria dei caduti, forno per il pane, telefono,
segnalatore ottico ed acqua potabile. Nonostante i
lavori di rafforzamento, nel corso della guerra il forte
fu declassato al ruolo secondario di sbarramento
stradale e di caserma, assegnando a strutture ben
più moderne la difesa del fronte. Negli anni dopo il
conflitto, praticamente intatto, faceva ancora bella
mostra di sé sulle foto e le cartoline d’epoca. Poi
iniziò il periodo del saccheggio da parte dei ‘recuperanti’,
che lo ridussero a un rudere in stato di
abbandono, riconquistato dal bosco.